intervista a Manuela Chiarottino

Ciao Manuela, benvenuta!

La prima domanda è di rito. Parlaci un po’ di te, cosa fai nella vita, oltre a scrivere?

Scrivo… Scherzi a parte, lavorando come editor e come ghostwriter, la maggior parte del mio tempo è dedicata alla scrittura, alternandomi tra lavoro e passione. Il resto lo divido tra mille altri interessi, come la lettura, il Reiki, i Fiori di Bach, la pittura e mille altre cose.

In queste settimane sei alle prese con la promozione del tuo romanzo “La libreria delle storie rimaste”, di che genere di romanzo si tratta?

Si può definire narrativa sentimentale o up lit, storie che parlano di sentimenti, di percorsi di vita, che cercano di rincuorare il lettore e lasciarlo all’ultima pagina con qualche piccola riflessione e una calda carezza. Non lo definirei un rosa classico. È presente una storia d’amore, anzi, più di una, visto che si incrociano storie del passato con storie del presente, ma in realtà la vera protagonista è proprio la libreria e il mondo che la circonda, un mondo fatto di emozioni, paure e nuove consapevolezze.

Come ti è venuta l’idea per questo romanzo dal titolo così particolare?

Ho immaginato la mia libreria ideale in un paesino ideale. Poi ho cercato due protagoniste del tutto opposte tra loro e un evento scatenante con qualcosa di particolare. Non per niente Emily adora i libri, sono la sua vita, e Amabel… ne ha paura. E poi ho creato tanti personaggi cosiddetti minori che in realtà non lo sono così tanto, perché ognuno è importante per la storia. E per quanto riguarda il titolo… scoprirete il suo significato leggendo il romanzo.

A quale dei tuoi personaggi ti senti più legata? Perché?

Tutti i personaggi diventano dei figlioli che ami in ugual misura, diciamo che gli ultimi sono sempre quelli a cui sei più legata perché è meno tempo che li hai lasciati andare da soli per la loro strada. Sicuramente adoro Emily, ma sono legata a tutti e poi ogni personaggio femminile ha qualcosa che mi appartiene o che vorrei mi appartenesse.

Quali sono state le scene più difficili da scrivere in “La libreria delle storie rimaste”? Perché?

Non c’è stata una scena in particolare, quello che mi interessava era innanzitutto mostrare la differenza tra il mondo in cui vive Amabel e quello di Emily e poi riuscire a far “entrare” la lettrice in quest’ultimo. Farle sentire il profumo della carta e quello dei biscotti appena sfornati o dell’aroma del tè; trasportarla nel paesino di Bibery, tra quelle vie che sembrano uscire dal passato. In più nel romanzo c’è un piccolo mistero e forse la difficoltà è stata dare degli indizi senza mai svelare troppo.

Sappiamo che hai partecipato al salone del libro di Torino, com’è stata la tua esperienza? Bellissima e non solo perché il romanzo è andato benissimo, ma perché, dopo aver saltato l’ultima edizione, ho potuto riprendere il contatto con le lettrici ed è una cosa che amo molto. In più al Salone il mio ruolo è stato doppio, come autrice di due romanzi, compreso quello allo stand Dri Editore, e come membro del direttivo del CSU, quindi con uno stand nostro di cui ero una delle responsabili.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Stai già lavorando a un nuovo romanzo?

Sto ultimando uno storico, il secondo dopo “Matrimonio a scadenza”, ma non uscirà prima del prossimo autunno. I protagonisti hanno due bei caratterini e scalpitano già, ma dovrò trattenerli.

Ecco dove potete trovare il suo romanzo: https://www.amazon.it/libreria-delle-storie-rimaste- ebook/dp/B09W2SYMGJ

Grazie per l’intervista!

Pubblicato da ilviaggiodilessia

Ciao, mi chiamo Alessia e nella vita leggo (e anche tanto); il viaggiodilessia nasce circa un anno fa su instagram per convidere con gli altri la mia passione per la lettura.. Benvuto!